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RISCHIO PANDEMIE IN AUMENTO E SVILUPPO INSOSTENIBILE

Uno studio recente del IBPES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) ha analizzato la connessione tra i rischi di pandemie e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali.

La pandemia Covid é almeno la sesta grande pandemia globale dal 1918 e non vi é dubbio che, anche se di origine animale, i fattori che hanno contribuito alla sua diffusione sono legati ad attività umane.

Le stesse azioni indiscriminate di sfruttamento incontrollato delle risorse naturali che determinano la perdita di biodiversità. contribuiscono al cambiamento climatico e al radicale aumento dei rischi di pandemie. Tra le attività più pericolose e distruttive individuate dallo studio vi sono la degradazione dei terreni connesso alla deforestazione per l’introduzione di produzioni agricole intensive su vasta scala; la distruzione di enormi superfici di foreste che proteggono patrimoni di biodiversità fondamentali per l’equilibrio naturale, determinando l’aumento di contatti con la fauna selvatica, che spesso é un vettore di nuove malattie.
Riflettendo sull’importanza di una pianificazione globale che modifichi i modelli di sviluppo attuali, lo studio evidenzia come i costi delle pandemie e dei danni provocati dalla distruzione dell’ambiente siano 100 volte superiori ai costi di prevenzione.

Tra i fattori principali per uno sviluppo equilibrato e sostenibile vengono individuati l’importanza di una pianificazione economica che tenga conto dei dati scientifici circa i rischi connessi alla distruzione dell’ambiente; rinforzare accordi globali per la protezione dell’ambiente; sviluppare una pianificazione economica orientata a prevenire i disastri naturali piuttosto che a curare; il sostegno ad un’agricoltura su piccola scala che punti alla sicurezza alimentare e alla lotta alle cause della malnutrizione; la valorizzazione del patrimonio di conoscenze di molti popoli indigeni che é fondamentale per uno sviluppo in armonia con la natura.
Alisei é da sempre impegnata in progetti di sicurezza alimentare e protezione ambientale a sostegno dello sviluppo di comunità vulnerabili e della protezione della biodiversità. Per saperne di più: https://bit.ly/2KMgqO1

Prog. Zakouma: pronto il pozzo di Al-Fasallah!

Nell’ambito del progetto contro il cambio climatico e a tutela del Parco Nazionale di Zakouma (Ciad), il cui ecosistema, “sudano-saheliano”, é patrimonio dell’umanità per la sua straordinaria biodiversità,
il pozzo profondo che abbiamo realizzato ad Al-fasallah nella Regione subsaheliana del Salamat è attivo.

L’accesso all’acqua potabile risponde ad una primaria necessità, ancora più vitale in un’area colpita dalla siccità e dall’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi.
Manca poco per completare il progetto, per maggiori informazioni vai alla campagna: https://bit.ly/3c7eQ0W

Prog. Zakouma: abbiamo completato il bacino di Al-Fasallah!

Nell’ambito del progetto contro il cambio climatico e a tutela del Parco Nazionale di Zakouma (Ciad), il cui ecosistema, “sudano-saheliano”, é patrimonio dell’umanità per la sua straordinaria biodiversità, abbiamo completato il bacino di abbeveramento (“mare”) e il pozzo profondo di Al-fasallah!

Le comunità locali e gli allevatori nomadi possono ora trovare una risorsa primaria, l’acqua, in un’area caratterizzata da gravi problemi connessi alla siccità e all’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi.

La mare infatti é un’importante fonte di acqua per le mandrie e il pozzo profondo alimentato a pannelli solari é  una fonte di acqua potabile vitale per tutta la popolazione locale.

Aiutaci a sostenere il progetto con una donazione, il tuo aiuto é importante: link

AGRICOLTURA E CAMBIO CLIMATICO: L’URGENZA DI UN CAMBIO DI ROTTA

La produzione agroalimentare su larga scala contribuisce in modo determinante al surriscaldamento globale, contribuendo al 26% del totale delle #emissioni di gas serra con la produzione di alimenti e al 5% con le coltivazioni a fini non alimentari. Inoltre, sfrutta intensivamente le risorse naturali del #pianeta, usando il 70% dell’acqua dolce disponibile e il 43% dei suoli non coperti da ghiacciai o deserto (fonte: Science).
Tra le filiere agroalimentari, le più insostenibili sono quelle di produzione della carne. In particolare, gli allevamenti e la produzione di carne e latticini sono la causa ogni anno del 14,5% delle emissioni mondiali di gas serra (fonte: FAO).
Ad aggravare questi squilibri pesa la pressione di una crescita demografica incontrollata, che rappresenta una delle cause principali della crescente domanda di cibo. Si prevede infatti un aumento della popolazione mondiale da 7,6 miliardi nel 2017 a 9,8 miliardi nel 2050, fino a 11 miliardi nel 2100 (fonte: Lancet) !
Gli stessi nostri modelli di consumo, che nel Nord del mondo originano diete alimentari squilibrate e ipercaloriche (ricche di calorie, zuccheri aggiunti, grassi saturi, cibi processati e carni rosse), contribuiscono al mantenimento dei sistemi produttivi insostenibili e incidono negativamente sulla salute (2,1 miliardi di adulti sono obesi o sovrappeso).
L’Accordo di Parigi del 2015 ha definito un piano d’azione globale inteso a scongiurare gli effetti di cambiamenti climatici disastrosi per l’ ecosistema, ponendo come obiettivo quello di contenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C, e in particolare entro il limite di 1,5°C.
Per raggiungere questo vitale obiettivo, in agricoltura sarà indispensabile introdurre tecnologie e sistemi di produzione a “emissioni negative” per ridurre drasticamente le emissioni di CO2 già entro il 2050 e garantire la #rigenerazione dei suoli (IPCC – fifth assessment report). Anche la riduzione del tasso di crescita della popolazione sarà una componente essenziale per ridurre l’impatto della produzione agricola sull’ambiente.

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