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8 MARZO 2017 International Womens Day

Ogni giorno le donne, con il loro coraggio, forza, intelligenza e grazia, sono le prime protagoniste e le agenti fondamentali del cambiamento in tutti i nostri progetti di cooperazione e aiuto umanitario. Non ci può essere sviluppo né democrazia senza la partecipazione diretta e il coinvolgimento delle donne. La tutela dei diritti delle donne e la valorizzazione del loro ruolo in ogni ambito è garanzia di progresso in ogni società e barriera contro la discriminazione e l’oscurantismo.
Buon 8 Marzo!

19 Agosto ‪- ‎World Humanitarian Aid‬

Nella giornata internazionale dell’aiuto umanitario il nostro primo pensiero va alle centinaia di volontari e cooperanti che hanno dato la loro vita per portare aiuto ai più vulnerabili e ai più bisognosi.
E’ importante ricordare i quattro principi dell’aiuto umanitario che sono emersi dopo la tragedia della II guerra mondiale:
1) Umanità: bisogna garantire la possibilità di portare aiuto a tutti coloro che sono in stato di bisogno chiunque essi siano. “Umanità” é un’idea semplice e fondamentale…”dobbiamo dare una risposta alle sofferenze umane ovunque esse siano”. “Lo scopo dell’aiuto umanitario é proteggere la vita e la salute e garantire il rispetto della persona”.
2) Imparzialità: coloro che hanno bisogno di aiuto hanno il diritto di riceverlo senza distinzioni di razza, religione, genere, nazionalità, classe o opinione politica. L’aiuto umanitario non discrimina.
3) Neutralità: coloro che lavorano per l’aiuto umanitario non prendono parte. Questo protegge loro stessi e le persone che ricevono l’aiuto soprattutto nelle zone di conflitto.
4) Indipendenza: l’aiuto umanitario non è soggetto ad alcuna influenza rispetto a interessi.

Alisei Ong Onlus da 30 anni é impegnata in progetti di aiuto umanitario nelle realtà più difficili e a rischio del mondo. Un pensiero e un grazie particolare a tutti i nostri amici e collaboratori che con tanta passione tutti i giorni portano avanti grandi sfide con sacrificio e impegno!

Per saperne di più guarda i seguenti link1 (accesso ai diritti – Congo e Angola) link2 (Tsunami) link3 (Afghanistan) link4 (Pakistan)

 

Peshawar, “la strage dei bambini”

Lo abbiamo fatto per farvi soffrire”, così i Taliban hanno rivendicato l’attacco a una scuola per figli di militari in Pakistan: 141 i morti, 132 erano studenti, la gran parte bambini, 124 i feriti. E’ successo martedì 16 dicembre a Peshawar. Ecco qualche brano del racconto di Beppe Solfrini, coordinatore di Alisei, una Ong con cui collaboro, in Pakistan: leggi l’articolo completo di M.Pagano

La barbarie non può vincere

16 Dicembre 2014. La barbarie non può vincere, perché a vincere sarà l’Umanità

Questo è un 16 dicembre che non potrò mai scordare. Come tutte le mattine ho aperto le mail sulla sicurezza per vedere la lista degli attentati, gli assassinii e le indicazioni delle aree che sono diventate off-limits. Ma non potevo immaginare l’orrore di oggi.
Peshawar é una città che conosco bene. Ci andiamo settimanalmente per riunioni con i donatori. Ci riuniamo con i colleghi delle altre organizzazioni. A Peshawar abbiamo organizzato tutti i nostri seminari e corsi di formazione per gli insegnanti. Non è un posto sicuro, ma decisamente più sicuro delle zone dove lavoriamo nelle aree rurali del Khyber Paktunwa. Negli ultimi mesi la frequenza degli attentati era diminuita. L’operazione militare degli scorsi mesi nel Nord Waziristan contro le basi dei Talebani aveva debilitato i militanti islamisti che lì avevano creato la loro roccaforte. Ultimamente si poteva azzardare una qualche passeggiata per la città, i mercati brulicanti di gente sembravano aver ripreso la stessa normalità dei mercati delle altre città del Pakistan. Tutti pensavamo, o speravamo, che la ferocia dei Talebani si fosse fermata.
Oggi è successo qualcosa che nessuno poteva mai immaginare potesse succedere. Alcuni terroristi suicidi sono entrati in una scuola della città e hanno cominciato a trucidare studenti e professori. Un professore è stato bruciato vivo di fronte agli alunni atterriti prima di morire, a loro volta uccisi con colpi alla nuca. Le raffiche di mitra ne hanno falcidiati a decine. Il numero non é ancora chiaro. Ottanta, cento, forse di più. Erano bambini. Potevano essere gli stessi bimbi ai quali noi stiamo costruendo le scuole ad Hangu. E’ il diritto all’educazione che attaccano questi assassini che si fa fatica collocare nel genere umano. Ogni giorno costruendo le nostre scuole sappiamo che costruiamo un pezzo di pace. Che contribuiamo a togliere dalle mani di questa gente futuri terroristi che dopo essere stati indottrinati si fanno esplodere e seminano morte. Le comunità con cui lavoriamo ne sono consapevoli, forse per questo ci proteggono, ci appoggiano, ci incoraggiano. Ogni giorno in cui i cantieri proseguono nella costruzione delle scuole poniamo una pietra di pace. Ogni tanto i Talebani le fanno esplodere. Ma poi in qualche altro posto noi o altri le ricostruiamo. Non potranno vincere, perché a vincere sarà l’umanità.. Oggi appena sentito di questa atroce vicenda pensavo che l’umanità aveva perso di fronte alla barbarie. Ho allora riaperto l’album delle foto delle scuole, dei bambini a terra nel patio della scuola, con i loro quaderni sulle gambe, che mentre prendevano lezioni all’aperto guardavano la loro scuola in costruzione. Oggi ho pianto. Mi sono chiesto come si possa fare una cosa del genere. Come si possa uccidere a sangue freddo decine di ragazzini nella loro uniforme scolastica. Ho pensato che poteva succedere anche a noi, ai nostri operai, ai nostri maestri, ai nostri bambini. Non ci è successo anche grazie alla protezione della comunità. In quella scuola di Peshawar i terroristi sono riusciti ad entrare e a perpetuare una violenza inumana, senza senso. Mi immagino i volti delle madri e dei padri, dei sopravvissuti. Sono sconvolto.
Chi lavora in Pakistan vive e ascolta storie di quotidiana violenza. Si è quasi assuefatti. Il bollettino degli attentati è quasi quotidiano. Ma questo sedici dicembre forse non lo scorderò mai. Il mio pensiero va a tutti quei piccoli martiri e a i loro familiari. Ci stringiamo tutti con un forte abbraccio increduli, ma forti nella consapevolezza che la barbarie non può vincere.
Pakistan Zindabad!

Beppe Solfrini – Coordinatore Alisei in Pakistan

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