Alisei Ong si adopera per promuovere la sicurezza alimentare e garantire il diritto al cibo per tutti in accordo con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e con le raccomandazioni dei principali attori internazionali, in particolare la FAO (Food and Agricolture Organization delle Nazioni Unite) e l’Unione Europea.
Siamo partner ufficiale della Commissione Nazionale di Sao Tomé e Principe a EXPO Milano 2015 il cui tema è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” e con il Seminario Interuniversitario, Interfacoltà, Interdisciplinare (SIII) abbiamo promosso conferenze per denunciare il fenomeno dell’accaparramento delle terre da parte di multinazionali che minaccia la distruzione di preziosi ecosistemi, patrimonio di biodiversità, e le produzioni locali dei piccoli agricoltori.
Insieme a Sao Tomé e Principe abbiamo portato i nostri più recenti progetti di sicurezza alimentare (MCPA – “Migliorare le capacità di produzione agricola” e PIPAGA) a EXPO Milano 2015 come esempi di buone pratiche di intervento nell’ambito della sicurezza alimentare.
Nel 2003 la FAO ha premiato il nostro progetto di agroforestazione in Kenya “per l’eccezionale performance nell’ambito della sicurezza alimentare” e nel corso degli anni abbiamo raggiunto altri importanti risultati in questa area di intervento nella Repubblica Democratica del Congo, in Angola, nella Repubblica Democratica di Sao Tomé e Principe, in Gabon, in Mozambico, in Guatemala, in Afganistan, in Honduras, nella Repubblica del Congo, in Bolivia, in Ecuador, in Tunisia, in Ciad.
Il diritto al cibo è stato riconosciuto nel 1948 dalle Nazioni Unite con la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo: “Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione”
La Dichiarazione di Roma sulla Sicurezza Alimentare assunta dal World Food Summit di Roma del 1996 sancisce che “esiste sicurezza alimentare quando le persone hanno in modo permanente accesso fisico ed economico ad alimenti sicuri, nutrienti e sufficienti per soddisfare le loro necessità dietetiche e preferenze alimentari, al fine di condurre una vita attiva e salutare”. Il piano d’azione del World Food Summit ha stabilito una serie di target per i governi e per le organizzazioni non governative per il raggiungimento della sicurezza alimentare a livello individuale, familiare, nazionale e globale.
Nel 2009 la FAO ha stabilito i quattro pilastri della sicurezza alimentare: disponibilità, accesso, utilizzazione del cibo e stabilità delle tre precedenti condizioni nel tempo.
La disponibilità del cibo dipende dalle condizioni della produzione, distribuzione e dello scambio che a loro volta sono influenzati dalle condizioni di proprietà e di utilizzo del suolo (fertilità dei terreni e loro rigenerazione), dell’acqua e delle risorse naturali; dagli strumenti per il trasporto, stoccaggio e vendita dei beni alimentari e infine dalle condizioni dei mercati locali e globali.
L’accesso al cibo si riferisce alla capacità degli individui di procurarsi il cibo. Spesso le cause della fame e della malnutrizione attengono non tanto alla sua indisponibilità ma all’incapacità di avere accesso al cibo disponibile, di solito a causa della povertà. L’accesso può essere diretto (autoproduzione agricola) oppure dipendere dall’acquisto a un prezzo sul mercato.
L’utilizzazione del cibo è l’aspetto che pone in relazione le caratteristiche nutrizionali degli alimenti con la condizione fisica del consumatore, dal cui incontro dipende l’effettiva capacità di rispondere ai bisogni calorici dell’individuo. L’obiettivo di un cibo sano e nutriente dipende dalle modalità di preparazione e di consumo del cibo, dai livelli sanitari del contesto e del consumatore, dall’educazione sui livelli nutrizionali dei cibi e sui bisogni calorici dell’individuo.
La stabilità nell’accesso al cibo dipende da numerosi fattori esterni, per es. dalle condizioni meteorologiche (cambio climatico), dai disastri naturali, dai conflitti, dall’instabilità dei mercati e dalla fluttuazione dei prezzi, dalla crescita della popolazione mondiale.
La recente crisi alimentare internazionale ha evidenziato due elementi generali: una gran parte della popolazione mondiale è tuttora esclusa dal diritto al cibo e a soffrire prevalentemente la fame sono proprio gli abitanti delle zone rurali, tradizionalmente legati alla coltivazione e alla produzione di beni alimentari.
L’aumento incontrollato dei prezzi dei prodotti alimentari di largo consumo nel periodo 2006-2008 ha provocato un impatto drammatico sulle condizioni di vita di milioni di persone aggravando fame, povertà e dipendenza dagli aiuti esterni. Attraverso l’imposizione di politiche di “aggiustamento strutturale” e di inique condizioni di scambio commerciale dei prodotti tra i paesi industrializzati e i paesi in via di sviluppo, infatti, è stato favorito un modello in cui la soddisfazione del fabbisogno alimentare è basato principalmente sul ricorso all’importazione di prodotti, rendendo le popolazioni dipendenti dall’esterno e vulnerabili alle oscillazioni internazionali dei prezzi. Il modello di produzione agroalimentare internazionale basato sulla monocoltura, le produzioni su vasta scala, l’utilizzo di biotecnologie e orientato all’esportazione, si è dimostrato inefficace nel combattere fame e diseguaglianze e pericoloso in termini di costi ambientali (land grabbing – accaparramento delle terre), sociali e culturali.
Il principio della sovranità alimentare promuove la produzione di cibi nutrienti, sicuri ed ecologicamente sostenibili, sostenendo l’autosufficienza alimentare dei piccoli coltivatori in modo da tutelare le pratiche agricole tradizionali e valorizzare i prodotti locali. Questo modello promuove l’autodeterminazione dei popoli in termini di produzione e consumo di alimenti, tutela i prodotti locali e la biodiversità e favorisce la stabilità delle capacità produttive locali.
La stessa diseguaglianza di genere è legata all’insicurezza alimentare. Sono proprie le donne, le ragazze e le bambine le persone più esposte alla malnutrizione cronica e insufficienti progressi sono stati fatti per garantire la parità di accesso al cibo individuato come priorità per gli interventi di sviluppo dalla Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. Le donne svolgono una funzione fondamentale nella produzione, trasformazione, distribuzione e vendita del cibo. Spesso lavorano gratuitamente all’interno della famiglia nell’ambito di un’agricoltura di sussistenza e in base alle stime rappresentano il 43% della forza lavoro contadina nei paesi in via di sviluppo. Tutte le istituzioni internazionali specializzate nello sviluppo riconoscono che la riduzione delle diseguaglianze di genere nel campo della produzione agricola è un obiettivo fondamentale per la tutela di un diritto universale ma anche per la stessa produttività dell’agricoltura, dato che secondo diversi studi se le donne avessero un accesso alle risorse produttive pari a quello degli uomini la produzione agricola aumenterebbe di una percentuale compresa tra il 2,5 e il 4%.
La FAO ha sottolineato che i Paesi che sono riusciti a ridurre i problemi della fame beneficiano di una crescita economica più rapida, in particolare nel settore agricolo. Questi Paesi sono caratterizzati anche da un tasso di crescita della popolazione più basso, minore tasso di HIV e dal miglioramento degli indicatori dello Sviluppo Umano.
Alisei Ong da sempre promuove progetti di sicurezza alimentare in collaborazione con i principali Donatori internazionali del settore (FAO, PAM, IFAD, Commissione Europea) volti all’aumento stabile della disponibilità, accesso e utilizzo stabile del cibo. Investiamo nella crescita delle piccole aziende familiari, delle associazioni agricole locali garantendo equità di accesso alle donne e aiutando a introdurre tecnologie appropriate e a basso impatto ambientale (sistemi di irrigazione, macchinari, concimi naturali) in grado di aumentare le superfici coltivate, la produttività delle terre, la rigenerazione della fertilità del suolo e conservare semi (banche di germoplasmi) locali e più resistenti.
Lavoriamo per l’aumento della produzione agroalimentare ai fini dell’ottenimento dell’autosufficienza alimentare e per la creazione di eccedenze agricole da stoccare e trasformare per la formazione di scorte e per la vendita nei mercati locali. Distribuiamo sementi di qualità e creiamo vivai per la rigenerazione e vendita di sementi agricole certificate valorizzando la produzione di prodotti locali, sani, freschi e nutrienti in grado di sostenere diete alimentari diversificate. Realizziamo studi di settore sulle filiere produttive in modo da favorire l’organizzazione di sinergie tra produttori, trasformatori dei prodotti e commercianti locali e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Aiutiamo i contadini ad organizzarsi in cooperative e associazioni in modo da aumentare la complessiva area di produzione agricola e porre le basi per la cosiddetta resilience a fronte del verificarsi di crisi alimentari. Realizziamo interventi di sostegno all’allevamento familiare con particolare attenzione alla cura veterinaria degli animali.
Riabilitiamo e sosteniamo le mense scolastiche al fine di fornire un pasto completo agli alunni delle scuole dei contesti di intervento in modo da ridurre la malnutrizione dei bambini e incentivare l’accesso alla scuola e il diritto allo studio.
Realizziamo progetti agroforestali in cui valorizziamo la produzione agricola di qualità su piccola scala proteggendo e rigenerando le foreste.
La FAO ha introdotto il World Food Day , per celebrare la data di sua fondazione (1945) e in questo giorno organizza una serie di eventi in Italia e nel Mondo dedicati al diritto al cibo e alla diffusione delle migliori pratiche. Nel 2003 nel giorno del World Food Day il nostro progetto in Kenya “Farm Forestry” è stato premiato per l’eccezionale performance nel campo della sicurezza alimentare.
Collaboriamo attivamente con il PAM (Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite) la cui missione è utilizzare l’aiuto alimentare per promuovere la sicurezza alimentare e sradicare la fame e la povertà in particolare nelle crisi umanitarie.
Tre quarti dei poveri del pianeta vivono in aree rurali e vivono di agricoltura. Fame e malnutrizione sono fenomeni più diffusi nelle aree agricole che in quelle urbane.Statisticamente maggiore è la proporzione della popolazione rurale che vive unicamente di un’agricoltura di sussistenza maggiore è l’incidenza della malnutrizione.
Per questo gli interventi per aumentare la produttività agricola vanno rivolti innanzitutto ai piccoli agricoltori delle aree rurali secondo il modello della “community supported agriculture”. L’aumento della produttività consente agli agricoltori di produrre una maggiore quantità di cibo, avere accesso a diete più diversificate e aumentare il proprio livello di reddito tramite l’accesso ai mercati. Con maggiori risorse aumenta la probabilità di diversificare le produzioni innescando un circolo virtuoso in favore della sicurezza alimentare e del diritto al cibo.
Nei nostri progetti sosteniamo Centri di formazione di agro-zootecnici per lo sviluppo agrario in collaborazione con le autorità locali per garantire la sostenibilità degli interventi, lo sviluppo dell’economia comunitaria e la riduzione permanente dell’insicurezza alimentare. Organizziamo e formiamo associazioni e cooperative di contadini, nel rispetto del principio dell’equità di genere, sui temi legali, gestionali e tecnici per la conduzione più efficace delle organizzazioni produttive e delle filiere.